martedì 16 giugno 2009

E' tempo di morire ?

" Ho visto cose che voi umani non potete neppure immaginare: navi da battaglia in fiamme al largo dei bastioni di Orione e i raggi B balenare nel buio alle porte di Tanneuser. Tutto questo è destinato a svanire, come lacrime nella pioggia. E' tempo di morire" Dopo essersi battuta per conquistarsi un ruolo nella Storia anche la Sinistra, come il Replicante di Blade Runner, dovrà arrendersi al suo destino? Stando al comportamento dei suoi leaders si direbbe di si. Come giudicare se no, dopo una pesante sconfitta (non continuiamo, per carità, ad autoingannarci!), il volteggiare frenetico di candidature ed autocandidature alla segreteria di un Partito che non è ancora tale senza giustificarle sulla base di un programma, non dico di una visione politica o di una strategia. E poi, a chi si chiede l'appoggio e la condivisione: ai militanti (?), agli elettori; ai portatori di quali interessi, di quali aspettative, di quali bisogni economici, sociali, culturali? O, come si può temere, ci si accontenterà di ottenere il sostegno di personalità intorno a cui si sono organizzati vecchi e nuovi centri di potere. Così si sovrappone ai vizi storici della partitocrazia il mito della leadership personale come illusorio sostituto della democrazia politica che concepisce il partito come prodotto, motore e componente di reali dinamiche sociali, economiche e culturali in cui si confrontano e si scontrano interessi e attese soggettivi e collettivi a cui bisogna dare una collocazione in una visione comune che renda compatibili risposte contingenti, progetti e strategie. Le leadership che si è usi citare per esaltarne e giustificarne la funzione trainante e innovatrice come Blair, Zapatero, Obama, per restare alla sinistra dei nostri tempi, sono nate da lunghe incubazioni politiche sviluppate in partiti fortemente radicati, in movimenti culturali e sociali che hanno reso possibile l'emergere di nuove classi dirigenti come espressione di nuove idee e nuove culture. A quelle esperienze ci si dovrebbe rivolgere e non all'ossessionante esempio di Berlusconi la cui anomalia, fra l'altro, sta volgendo al termine. Proprio mentre la Destra sta lentamente definendo una sua cultura che ne farà emergere contraddizioni interne ed esterne e che decreterà la fine del berlusconismo, la Sinistra rischia di fare il percorso inverso.

Leaderismo, nuovismo e giovanilismo sono le nuove malattie infantili della Sinistra. Gli eterogenei portabandiera di queste tesi, da Veltroni,a Rutelli a Letta ( sebbene con culture e indirizzi diversi), invocano l'azzeramento delle ideologie ( e fin qui niente di male), ma anche un melting pot politico-culturale da cui si genererebbe , come Minerva dalla testa di Giove, un nuovo ed inedito riformismo di cui il PD sarebbe il prototipo e il modello a cui dovrebbero convertirsi i partiti socialisti europei e, forse, del mondo inglobando cattolici democratici, liberali, democratici americani, partito del Congresso indiano e chi ne ha più ne metta. Un vecchio vezzo degli intellettuali italiani che, dal Risorgimento in poi, hanno cercato di nascondere la loro debolezza e arretratezza, ammantandola di retorica universalistica e di illusoria primazia culturale. La sconfitta e l'effettiva crisi politica e culturale dei partiti socialisti europei ha rafforzato la loro convinzione che il socialismo democratico sia morto e che il PD o farà da solo o farà senza di loro.

Ma la Storia ha dimostrato che i grandi movimenti culturali che hanno segnato la struttura politica, sociale ed economica del mondo sono cresciuti da radici profonde e non da estemporanee utopie. Certamente il pensiero socialista democratico e liberale ha bisogno di un redicale ripensamento e questo processo è in corso ed anzi la sconfitta lo accelererà; la questione è se la sinistra italiana vi parteciperà o no e non viceversa. Se la sinistra italiana e in particolare il PD si convinceranno di non essere dei replicanti la cui vita artificiale non può non avere un termine, forse non è ancora tempo di morire. Ma questo dipende da ciascuno di noi.